Sembra una regola matematica: ” Non esistono sposi non interessati, esistono Wedding Planner non interessanti”.
Devo dirlo sinceramente: ” Io sono facilmente annoiabile, la matematica non è mai stata il mio forte, ma se non è opinabile devo arrendermi all’evidenza” e confesso che per tanti anni sono stata poco, pochissimo interessante.
Spesso sono stata intollerante anche a me stessa, con un bassissimo grado di sopportazione nel risentirmi formulare domande o affermazioni idiote.
Oggi non mi reputo interessante ma neppure tanto idiota.
Per anni, mi sono fatta autogol con domande sciocche del tipo:
” Quali sono le vostre esigenze?”
” Qual’è il vostro budget?”
” Cosa ne pensate della mia proposta?”
Sono convinta di averli annoiati tantissimo con parole prive di un significato oggettivo: ” Professionalità, Disponibilità, Serietà, Affidabilità”.
Termini astratti con rispondenze soggettive, in cui si perde di vista il valore più importante della comunicazione:
” Il Coinvolgimento del Cliente”.
Sciolinavo parole sui pregi del mio servizio, decantavo competenze ed esperienza con un effetto boomerang senza un significato per loro.
Conoscevo il valore del mio lavoro ma non “ascoltavo” il motivo per cui cercassero un wedding planner mentre elencavo le mie qualità..
L’errore era pensare di convincerli.
Ma il servizio che noi vendiamo può diventare un prodotto quantificabile quando diventa visibile il giorno del matrimonio.
Solo allora gli sposi ne comprendono l’utilità.
Diventa un bene prezioso e irrinunciabile nel momento in cui la relazione fra sposi e wedding planner non diventa più la premessa ma il risultato.
Dopo una gavetta faticosa, ho capito invece che il lavoro del wedding planner parte dalla sua capacità di essere interessante dal punto di vista percettivo e dal valore personale della sua comunicazione.
Un cliente lo si conquista facendo vedere chi siamo veramente, quali sono i nostri valori, come ci relazioniamo nella vita, in cosa crediamo e cosa non amiamo.
Non esistono quindi sposi non interessati, ma wedding planner non interessanti, in grado di costruire e trasmettere una proposta di valore durante l’incontro con gli sposi, basata sulla conoscenza delle aspettative della coppia e rispettarle.
Le informazioni in sè non bastano, è necessario far vivere ai futuri sposi una trasformazione che li aiuti ad essere dove vogliono essere ed essere la persona giusta per loro, non perfetta ma vera.
Non siamo per tutti ma non è necessario essere uguali per condividere un’esperienza.
Amo il pilates perchè mi fa sentire in equilibrio.
Amo i gatti ne subisco il fascino della personalità.
Non soporto le persone con la verità in tasca sempre pronte ad esibirla.
Mi allontano da chi vive di giudizi e di etichette
Il mio punto debole sono le patatine, solo dopo averle mangiate, mi ricordo che fanno venire la cellulite
Le mie tre parole preferite sono: coerenza, leggerezza, accoglienza.
Ho capito che il mio lavoro è uno strumento, un mezzo per rendere tangibile (planning) e visibile (design) il percorso che faccio insieme alla coppia di sposi per rendere raccontabile al meglio il loro giorno e condividerlo con gli ospiti.
Amo il mio lavoro: è un incontro.
Eri solo da incontrare nasce proprio dal significato e dal valore degli incontri che ci concediamo e che succedono.
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